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Caltanissetta, a palazzo Moncada si presenta il libro di Beppe Burgio “Che bel paese sarebbe questo se…”: giovedì 26 marzo ore 18.15

Redazione

Caltanissetta, a palazzo Moncada si presenta il libro di Beppe Burgio “Che bel paese sarebbe questo se…”: giovedì 26 marzo ore 18.15

Gio, 26/03/2015 - 11:43

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locandina CALTANISSETTACALTANISSETTA – Si presenta giovedì  marzo alle ore 18:15 presso la sala conferenze Palazzo Moncada, salita Matteotti, Caltanissetta, il libro “Che bel Paese sarebbe questo se…” di Beppe Burgio. Interverranno, oltre allo scrittore: Salvo Bonfirraro, editore; Giovanni Ruvolo, sindaco di Caltanissetta; Marina Castiglione, Assessore Cultura comune di Caltanissetta; Giuseppe Giannone, presidente del Rotary Club; Sergio Mangiavillano, scrittore.
All’autore del libro, abbiamo posto alcune domande. Lei è conosciuto in Italia e anche all’estero come pittore e come autore del libro Una vita lunga diciotto metri edito da Cavallotto. Che bel paese sarebbe questo se… è il suo secondo libro edito da Bonfirraro editore. Cosa l’ha spinta a scrivere questo romanzo?
Il primo libro è la storia di un bambino che racconta fatti, personaggi e atmosfere della società degli anni ‘40 e ‘50 in cui si è trovato a vivere e che vede gli eventi politici e sociali con gli occhi puliti e l’animo sgombro da pregiudizi. Quest’ultimo libro, invece, è nato per denunciare, per fare sapere anche a chi è stato un po’ distratto(e quando dico distratto non mi riferisco soltanto a chi pur vedendo ha fatto finta di non vedere, ma anche a chi sapevae poteva agire, ma ha preferito non farlo) che se fin dal principio fossero state adottate misure diverse, noi oggi non parleremmo della Sicilia come l’Isola dei mafiosi. Ecco, questo libro, pagina dopo pagina, porta il lettore lungo un percorso che parte dal 1860 e arriva fino ai nostri giorni facendoci rendere conto di come da un seme insignificante è nato un cancro gigantesco che ha già metastatizzato l’intero Paese.
Beppe Burgio

Beppe Burgio

Quindi se Garibaldi non fosse sbarcato a Marsala, secondo lei la mafia non avrebbe avuto vita, non sarebbe nata?

Io non voglio dare a Garibaldi anche questa colpa. In fondo è stato utilizzato da Cavour e dai Savoia fino a quando ha fatto comodo per poi essere liquidato senza neanche tanti ringraziamenti. Nel libro c’è un personaggio, il prof.Pignato De Contres; egli dice cheGaribaldi è stato il piede di porco per scardinare le casseforti della Sicilia il cui denaro è stato portato in Piemonte, perché questo era il solo interesse di Cavour. Nessuno, negli anni seguenti all’unificazione, ha avuto il coraggio di combattere la mafia(che inizialmente era un fenomeno folkloristico) permettendo così che diventasse un vero e proprio antipotere. Ecco, questo libro, senza alcuna pretesa da parte mia di sostituirmi agli storici, dà un’interpretazione di quello che è avvenuto e di quello che non si è fatto per sconfiggere questo fenomeno che, ripeto, poteva essere annientato già da subito e che invece è stato utilizzato per arricchimenti, proprio da chi invece era preposto a combatterlo e sgominarlo.
Mi par di capire, da quello che mi ha detto, che la realtà siciliana sarebbe stata diversa: ma diversa come e diversa da cosa?
Non voglio anticipare il finale ai lettori del libro, anche se non si tratta di un giallo. In realtà, se si fossero applicate le leggi e se si fossero messe in campo quelle forze nuove non ancora infettate da questo virus pestilenziale qualè la mafia, oggi, forse, parleremmo di un’altra realtà, di un’altra storia in cui, mi creda, la parola mafia sarebbe ritornata ad assumere quel significato folkloristico originario e noi vivremmo in un’isola di favola.Invece, non è così, purtroppo… Perché questo titolo Che bel paese sarebbe questo se…? Legga il libro e, leggendolo, se ne renderà conto.

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