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Le riflessioni di Richelieu: “La civiltà delle buone maniere”

Redazione

Le riflessioni di Richelieu: “La civiltà delle buone maniere”

Mer, 17/12/2014 - 23:16

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image CALTANISSETTA – Le istituzioni sono la sede in cui regole e comportamenti rappresentano, nella teoria e nella prassi quotidiana, il livello di civiltà di una comunità organizzata, e chi le dirige assume la responsabilità di questo processo, anche nel cerimoniale, nel protocollo, nel galateo che regola le relazioni tra i soggetti che le fanno vivere.

Che dire quindi della querelle sugli auguri di Natale della Presidenza del Consiglio Comunale, riservati ai capigruppo, e non a tutti i consiglieri e al personale, che hanno scatenato la protesta dei gruppi di minoranza, che hanno a loro volta disertato l’incontro e rumorosamente protestato sui media?

Non sembri solo una questione di “lana caprina”, un formalismo decorativo, uno spagnolismo datato. Certamente c’è di più e c’è di peggio nelle carenze delle nostre istituzioni locali, ma anche inquesti eventi simbolici si esprime la concezione del potere che li determina, e la cosa non è di poco conto.

Il Natale peraltro è l’occasione più ecumenica, aggregante, inclusiva, solidale, che nell’anno occidentale si presenta per riscoprire una speranza condivisa della famiglia umana e per interiorizzare qualche elemento di profondità  e di riflessione spirituale che ricostruisca, almeno occasionalmente, le premesse per quella che Norbert Elias ha chiamato “la civiltà delle buone maniere”: genesi storica delle dinamiche di autodisciplina delle pulsioni spontanee che ha sostenuto i processi di civilizzazione delle società moderne.

A partire proprio dai luoghi del potere, dalle corti, dai sovrani, dai garanti dell’identità e dei sistemi di regole di ogni comunità.

Oggi che, almeno in questa parte del mondo, il popolo è il sovrano, nelle comunità cittadine il Comune è la sede in cui questo potere democratico si rappresenta e si organizza, esprimendo nei comportamenti quotidiani dei soggetti istituzionali, l’orizzonte autentico dei valori che identificano ogni comunità.

Auguri di Natale per pochi eletti codificano quindi un’idea dei luoghi del potere “esclusiva” ed escludente, snobistica e sostanzialmente piccolo-borghese, che preferisce l’autocelebrazione delle funzioni istituzionali rispetto ad un’idea della rappresentanza che si nutre di relazioni dialoganti, solidali, dialettiche, “espansive” perché capaci di proiettare le istituzioni e i loro codici di comportamento nell’orizzonte grande e vivo della comunità in cui si vive. E che solo così si rappresenta veramente.Anche senza scomodare la democrazia partecipata.

Per guidare un cerimoniale, così come una comunità, non bastano un look modaiolo o una bella presenza. C’è bisogno di cuore aperto e mente generosa, oltre che di una conoscenza delle regole del protocollo da interpretare con il senso di responsabilità di chi ha una visione sostanziale della democrazia. Non come il rituale cortigiano di un’etichetta “bon ton”.

La qualità delle relazioni e il rispetto reciproco tra soggetti differenti sono l’indicatore fondamentale di una democrazia sana prima ancora di formalizzarsi nelle regole di un galateo. La condivisione e il rispetto di un codice di comportamento costruisce un’armonia che può superare disuguaglianze  sociali, economiche, culturali, politiche, e consente il dialogo, se ci si riconosce in essa. Con l’eleganza del cuore.

Ogni segno ha sempre un significato. Al di là delle intenzioni consapevoli di chi ne  sa riconoscere  soltanto  una parte.

Richelieu Richelieu

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