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Guerra “stidda-cosa nostra”: omicidio Angelo Montanti, inflitti 14 anni al collaborante niscemese Antonio Pitrolo: il delitto risale al 9 novembre 1991

Redazione

Guerra “stidda-cosa nostra”: omicidio Angelo Montanti, inflitti 14 anni al collaborante niscemese Antonio Pitrolo: il delitto risale al 9 novembre 1991

Sab, 08/11/2014 - 17:46

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pistolaAGRIGENTO – Quattordici anni di reclusione sono stati inflitti al collaborante Antonio Pitrolo, 57 anni, di Niscemi per l’omicidio di Angelo Montanti, commesso il 9 novembre 1991. La sentenza è stata emessa, a ventitré anni dal delitto maturato nell’ambito di una guerra di mafia, dalla Corte d’Appello di Agrigento grazie alle dichiarazioni del pentito che ha chiamato in correo 4 presunti complici e il presunto mandante nel frattempo deceduto. Il pm Giuseppe Fici aveva chiesto la condanna a 8 anni.

Il delitto si inquadra nella guerra tra “stiddari” e uomini di Cosa Nostra che tra la fine degli anni 80 e gli inizi degli anni 90, provocò centinaia di vittime tra le province di Agrigento e Caltanissetta. Sul banco degli imputati, l’autore materiale dell’omicidio, Antonio Pitrolo, 57 anni di Niscemi, affiliato a Cosa Nostra nel 1987. Pitrolo, collaboratore di giustizia dal 2009, fu il primo ad accusarsi di questo omicidio e di altri per i quali, come lo stesso ha riferito in aula, non vi era alcun procedimento aperto. “I fascicoli giacevano in archivio – ha detto l’imputato sentito in videoconferenza – sono stato io a raccontare agli inquirenti della mia partecipazione”.

“Ci nascondemmo in una piccola azienda di Canicattì per quattro o cinque giorni – ha raccontato Pitrolo – giusto il tempo di pianificare tutto”.

Montanti, secondo il racconto del collaborante, venne ucciso per volere di Diego Guarneri, allora reggente della cosca di Canicattì, per vendicare la morte di Salvatore Gioia, detto l’americano. Con Pitrolo, che fu il primo a far fuoco con una mitraglietta cal. 9, agirono Rosario La Rocca, anch’egli di Niscemi, autista del commando, Salvatore Siciliano di Mazzarino, Nunzio Emmanuello e Giovanni Passero di Gela.

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