Salute

Consulcesi, cala il tris a Palermo dopo Catania e Trapani: consegna record, oltre 10 milioni ai medici specialisti

Redazione

Consulcesi, cala il tris a Palermo dopo Catania e Trapani: consegna record, oltre 10 milioni ai medici specialisti

Mar, 21/10/2014 - 18:52

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Prof. Salvatore Amato, Presidente OMCeO Palermo; Massimo Tortorella, Presidente Consulcesi

Prof. Salvatore Amato, Presidente OMCeO Palermo; Massimo Tortorella, Presidente Consulcesi

PALERMO Tre è il numero perfetto. Tre come le tappe che hanno scandito il “Sicily Tour” dei rimborsi consegnati ai medici specialisti da Consulcesi, realtà leader in Italia e in Europa nella tutela dei professionisti sanitari: 25 milioni di euro distribuiti a luglio a Catania, il mese scorso a Trapani ed oggi a Palermo. Qui, nella sede dell’OMCeO, alla presenza del presidente Salvatore Amato, si è stabilito l’ennesimo record con una restituzione senza precedenti di 10 milioni di euro a centinaia di camici bianchi provenienti da tutta l’Isola. I rimborsi continuano dunque a salire di pari passo con i milioni che Consulcesi vede riconoscersi dai Tribunali di tutta Italia. Una recentissima sentenza della Corte d’Appello di Roma ha condannato lo Stato a pagare altri 17 milioni di euro, grazie ai quali sono diventati 362 i milioni ad oggi già riconosciuti in favore dei medici tutelati da Consulcesi. Una crescita continua e costante che aveva visto iniziare il 2014 con la cifra di 327 milioni, poi saliti a 345 ad aprile.

 Ed in aggiunta l’iter diventa sempre più rapido. “ Non appena notifichiamo la sentenza – annuncia una importante novità l’avvocato Marco Tortorella, legale di riferimento della Consulcesi per il contenzioso in oggetto –  la presidenza del Consiglio dei Ministri ci contatta per liquidare la somma dovuta ai camici bianchi. In questo modo i professionisti ottengono sempre più velocemente i rimborsi e lo Stato riesce a contenere i costi, risparmiando le spese di procedura e gli interessi”. D’altronde con una giurisprudenza ormai consolidata lo Stato rischia un salasso da quattro miliardi che in tempi di spending review rappresenterebbe un altro duro colpo.

 “Siamo onorati di essere nell’OMCeO di una città straordinaria come Palermo – il saluto del Presidente Massimo Tortorella – e soprattutto felici per i professionisti ai quali sono rivolti i servizi e le soluzioni del nostro Gruppo, che con il suo carattere internazionale sta portando le istanze e le esigenze dei medici in tutto il mondo”.

“Significativo che la consegna avvenga nella casa dei medici – commenta il professor Salvatore Amato – il luogo ideale dove porre l’attenzione sui diritti della categoria”. A tal proposito Consulcesi sta sollecitando da tempo le istituzioni a trovare una soluzione. “Abbiamo già ottenuto la presentazione di tre Ddl – afferma l’Avv. Sara Saurini, responsabile dell’area legale della più grande realtà di tutela in ambito medico – volti a garantire il diritto dei medici ed evitare allo Stato un esborso eccessivo; si tratta di un diritto al risarcimento che spetta però solo a coloro che avranno fatto ricorso prima della trasformazione in legge. Ma ci sono ancora migliaia di professionisti in attesa di vedersi rimborsare ciò che è loro diritto ricevere e, per questo motivo, per qualsiasi informazione specifica sono già a disposizione oltre 350 avvocati e consulenti legali che rispondono gratuitamente al numero verde 800.122.777 e sul sito www.consulcesi.it”.

Prof. Salvatore Amato, Presidente OMCeO Palermo; Dott.ssa Giuseppina Rizzo (specializzata in Allergologia Clinica); Avv. Sara Saurini, Responsabile area legale Consulcesi; Massimo Tortorella, Presidente Consulcesi.

Prof. Salvatore Amato, Presidente OMCeO Palermo; Dott.ssa Giuseppina Rizzo (specializzata in Allergologia Clinica); Avv. Sara Saurini, Responsabile area legale Consulcesi; Massimo Tortorella, Presidente Consulcesi.

Sempre la responsabile dell’area legale ha preannunciato la prossima battaglia di Consulcesi per i diritti dei camici bianchi:  “Solo In Italia e solo per i medici si viola la direttiva europea 2003/88/CE sugli orari di lavoro: i professionisti sono così sottoposti a turni massacranti e possono richiedere rimborsi fino a 80mila euro ciascuno. Imminente anche per loro una nuova azione legale”.

 APPROFONDIMENTI

 La vicenda risale agli inizi degli anni Ottanta, quando furono promulgate le direttive europee (75/362/CEE, 75/363/CEE e 82/76/CEE) che imponevano a tutti gli Stati membri di corrispondere il giusto compenso ai medici durante gli anni della scuola di specializzazione in medicina. Nonostante l’obbligo entrasse in vigore all’inizio del 1983, lo Stato italiano non ha corrisposto le borse di studio dovute ai medici immatricolatisi tra gli anni accademici 1982-1983 e 1990-1991. Più di recente si è aperto anche un secondo fronte per coloro che si sono iscritti tra il 1994 e il 2006. In quest’ultimo caso le borse di studio sono state pagate, ma non comprendevano il riconoscimento della rivalutazione periodica, delle coperture previdenziali e assicurative e delle differenze contributive. Il mancato adempimento ha creato un enorme contenzioso di fronte ai tribunali di tutta Italia da parte dei camici bianchi ingiustamente discriminati.

Il mancato rispetto delle precise indicazioni contenute nelle direttive ha anche portato a una condanna dell’Italia da parte della Corte di Giustizia europea, con le sentenze del 25/02/1999 e del 03/10/2000.

 Consulcesi, oltre a essere attiva da oltre 20 anni sul fronte della difesa dei diritti dei camici bianchi e ad aver già ottenuto sentenze positive per migliaia di medici, per un totale di oltre 362 milioni di euro, ha anche coinvolto il mondo politico e istituzionale per trovare una soluzione definitiva alla questione. Dopo due Disegni di legge già all’attenzione del Parlamento e volti a trovare un accordo transattivo – valido però solo per coloro che avranno presentato domanda presso le sedi giudiziarie competenti – nelle ultime settimane se n’è aggiunto un terzo. È stato presentato al Senato dalla principale forza di governo a riprova di un interesse bipartisan alla risoluzione del problema. Si tratta, in tutti e tre i casi, di una soluzione valida, l’unica praticabile per garantire allo stesso tempo i legittimi interessi dei medici che non hanno ricevuto quanto loro dovuto e l’esigenza dello Stato di contenere i costi.

 

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