Salute

Caltanissetta, arrestato imprenditore: pena di 8 anni per riduzione in schiavitù. Il video

Redazione

Caltanissetta, arrestato imprenditore: pena di 8 anni per riduzione in schiavitù. Il video

Sab, 20/09/2014 - 09:45

Condividi su:

ImmagineCALTANISSETTA – Nel pomeriggio di ieri, venerdì 19 settembre, a Caltanissetta, la Polizia di Stato ha tratto in arresto il pregiudicato nisseno, originario di Riesi,  Carmelo Pirrello, 58 anni, imprenditore agricolo, proprietario di una azienda agricola sita in contrada Besaro colpito da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Caltanissetta (Proc. aggiunto Dr.ssa Lia Sava), in esecuzione della sentenza di Cassazione che disponeva la cattura del PIRRELLO per l’espiazione di una pena definitiva  pari a anni otto, mesi tre e giorni 25, oltre all’applicazione della misura di sicurezza della libertà vigilata per anni tre dopo l’espiazione della pena.

 La misura cautelare è stata eseguita dagli uomini della 4^ Sezione Reati contro il Patrimonio e Delitti contro la P.A. della Squadra Mobile nissena, guidata dalla Dr.ssa Marzia Giustolisi.

 Il pregiudicato venne arrestato nel luglio del 2005, in flagranza di reato, all’esito di una mirata attività investigativa, con la quale venne fatta luce su una gravissima situazione di riduzione in schiavitu’, in cui versava un giovane clandestino rumeno, all’epoca dei fatti extra comunitario, finito sotto le sgrinfie del criminale, il quale lo aveva posto in uno stato di soggezione e sfruttamento, costringendolo ad estenuanti  prestazioni lavorative.

Inoltre, lo stesso PIRRELLO fu accusato anche di aver favorito la permanenza illegale del clandestino nel territorio dello stato in violazione delle norme relative al soggiorno degli stranieri in Italia, il tutto approfittando della situazione d’inferiorità e di necessità dell’extracomunitario. All’epoca dei fatti, gli investigatori, apprese notizie circa la situazione di un clandestino rumeno, ad opera dell’odierno arrestato, suo datore di lavoro, si attivavano per vagliare la veridicità di tale sfruttamento.

Dopo i necessari accertamenti ed appostamenti, nel luglio del 2005, gli uomini della Mobile circondarono il podere del condannato e fecero irruzione, trovando il clandestino in condizioni disumane, al limite della sopravvivenza, costretto a vivere in locali dove i pochi effetti personali si mescolavano a sacchi di immondizia ed a materiali di risulta. La sporcizia del luogo attirava inevitabilmente ratti e parassiti vari che infestavano i locali. Il clandestino non aveva nemmeno acqua per lavarsi o bere, ed era costretto a fare ricorso all’acqua utilizzata per gli animali, che giungeva alla fattoria su autobotti per “acqua non potabile”.

Con il supporto di un interprete il rumeno, in evidente stato di denutrizione e di abbandono fisico, veniva escusso e confermava lo stato di schiavitù e sfruttamento in cui era stato posto, riferendo che lavorava per quest’ultimo per sedici ore al giorno (dalle ore 06.00 alle 23.00), tutti i giorni, compresi i festivi; che era stato costretto  a lavarsi ed a bere la stessa acqua usata per gli animali, pur essendo acqua non potabile; che in due occasioni Pirrello gli aveva fatto mangiare la carne di due pecore affette da brucellosi, malattia che poi contrasse.

Carmelo Pirrello, che nominò quali difensori di fiducia l’avvocato GIUNTA Gaetano del Foro di Catania e l’avvocato ARIGÒ Giovanni del Foro di Roma, dopo le formalità di rito, è stato associato alla locale Casa Circondariale a disposizione dell’A.G. emittente, per espiare la pena detentiva definitiva.

Pubblicità Elettorale