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Le riflessioni di Richelieu: “I guerrieri del palazzo”

Redazione

Le riflessioni di Richelieu: “I guerrieri del palazzo”

Mer, 23/07/2014 - 11:53

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imagePalermo – Eccoli di nuovo insieme, i guerriglieri delle rivoluzioni di Palazzo, Crocetta e Cardinale, quasi come Fidel Castro e Che Guevara, (naturalmente Cardinale fa Fidel), al tavolo del convegno che ha lanciato ufficialmente il nuovo “movimento”, il PDR (Patto dei Democratici per le Riforme), pronto a sostenere il Governo del cambiamento (!?) con un gruppo di 6 parlamentari regionali, reclutati nelle file sbandate del centro-destra, con la benedizione ufficiale del PD, regionale e nazionale.

Presenti infatti il Segretario regionale, il giovane Raciti, e il Vicesegretario nazionale Guerini, plenipotenziario di Renzi, gli stessi che settimane fa tuonavano contro Crocetta, troppo  “autonomo” e polemico verso il PD che lo aveva eletto, fino a dichiarare che il Partito Democratico, senza una seria e profonda verifica, non poteva considerarsi presente nel suo governo.

Invece, è avvenuto il miracolo: “Basta con la politica che parla troppo e fa poco – ha detto Guerini -, questo governo lo abbiamo eletto e insieme dobbiamo condurlo avanti fino alla fine”.  Pirandello non poteva che essere siciliano.

Gongolante  Cardinale, regista dell’operazione, ricchissima di back-stage ancora tutti da decifrare: “Questa giornata è una pietra miliare per l’organizzazione di un’area che porti avanti il riformismo che è nel dna di alcuni conservatori. – ha dichiarato – Questo è un progetto serio, e lo dimostra anche la legittimazione di Lorenzo Guerini. Il gruppo cresce, cresce l’area e il consenso”.

Il “riformismo che è nel dna di alcuni conservatori” è una perla tra gli ossimori della politica quasi a livello delle “convergenze parallele”!

Retromarcia anche per il segretario Raciti, costretto ad ammettere l’utilità del  “binario parallelo” al PD costruito da Cardinale:  “Voi del PDR – ha solennizzato il segretario – sarete interlocutori del Pd e non assorbiti nel partito. Discuteremo a viso aperto e spero che insieme agli altri saremo in grado di scrivere una pagina nuova all’esperienza di governo, che non possiamo considerare come un incidente di percorso”.

imageAnche l’altro azionista di maggioranza del governo Crocetta, quel Lino Leanza (ex-DC, CCD, MPA,UDC, vicepresidente del governo Cuffaro e assessore in quello di Lombardo) oggi Articolo 4 (con deputata europea appena eletta nel PD) era presente e ha chiarito: “I gruppi di maggioranza all’Ars restano separati ma percorreranno strade parallele. Fermo restando il sostegno al governo di Rosario Crocetta”. Sparare divisi per colpire uniti, diceva Mao-tze-tung, a cui, sicuramente, il guerrigliero Leanza si sarà ispirato.

Di presidiare la frontiera dello schieramento moderato per orientarla verso il centro-sinistra, Cardinale è stato sempre il teorico e l’organizzatore. Oggi si prefigura persino, che questa frontiera moderata che guarda a Renzi (e sopratutto al suo Governo), risalga la “linea della palma” di cui parlava Sciascia dalla Sicilia fino a Roma, offrendo ai naufraghi del Titanic del Cavaliere (ex), Alfano, D’Alia & C., un approdo, o un rimorchiatore, per rimanere tra i “ministeriales” col viatico qualificante del “laboratorio politico” a cui ormai dagli anni ’50 la Sicilia ha battezzato le sue “rivoluzioni di Palazzo”.

Ma fuori dal Palazzo, nella Sicilia dei disoccupati dal 23 al 42%,  dei migranti-laureati, nella Sicilia con gli indicatori di povertà infantile e femminile più alti d’Europa, in cui le imprese chiudono senza alternative, è questa la “rivoluzione” che può cambiare la società?

Crocetta e Cardinale, il guerrigliero della legalità (appena scaricato da Confindustria) e l’Innominato del Vallone, (Nord e Sud uniti nella lotta), alla testa di guerriglieri delle istituzioni come quel Pippo Gianni che ha avuto il suo più grande momento di celebrità parlamentare per una porno-battuta sulle quote rosa nella legge elettorale, in che cosa potranno, e vorranno, cambiare, questa società della sofferenza sociale, della mancanza di prospettive, dell’agonia della speranza?

A loro può bastare chiamare “rivoluzione” il gioco incrociato dei posizionamenti per la sopravvivenza di un ceto politico ormai esaurito nella sua funzione storica e culturale.

Ma ai Siciliani, può bastare? La rivoluzione democratica, fuori dal Palazzo, c’è qualcuno disposto a farla?

Richelieu Richelieu

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