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Gela, Cisl: “Petrolchimico, si rischia una nuova Termini Imerese”

Redazione

Gela, Cisl: “Petrolchimico, si rischia una nuova Termini Imerese”

Sab, 05/07/2014 - 19:59

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cisl22GELA – Se l’Eni intende diventare una holding petrolifera, guidata dagli investitori che in Borsa cercano solo profitto abbandonando la produzione nel settore della Raffinazione, della chimica e quindi l’intera filiera, il Governo Regionale deve  intervenire con tempestività e chiarezza.

Emerge chiara da parte di Eni, l’intenzione di convertire le raffinerie in depositi. Questo piano avrebbe un impatto devastante sulla Sicilia, a partire dalla Raffineria di Gela, che attende assieme all’intera comunità  un investimento già concordato di 700 milioni di euro, per rendere l’impianto eco compatibile ed economicamente produttivo ed in condizioni di consolidarsi ulteriormente sul mercato.

Invece il sito di Gela si potrebbe ritrovare de-rubricato a deposito di greggio. Gela e la Sicilia rischiano di pagare un prezzo incalcolabile e devastante per una scelta che tradisce aspettative legittime di lavoro e la missione produttiva che ha sempre caratterizzato la presenza di ENI in Sicilia e nel bacino Mediterraneo. La Cisl si chiede, preoccupata, se vi è la consapevolezza di un tale scenario di ulteriore marginalità industriale dell’isola.

La Regione si attrezzi per svolgere un ruolo più incisivo, meno passivo e vincoli il Governo Nazionale a fare fronte comune per orientare verso il rilancio produttivo gli investimenti di ENI in Sicilia. Il Governo della Regione eviti facili annunci e pretenda l’avvio di un piano industriale che tenga conto che o’ apporto dell’Isola al bilancio energetico nazionale rappresenta il 38% di benzina e gasoli e il 40% di metano.

Il Governatore Crocetta sa bene che le sue annunciate improbabili barricate non verranno prese in considerazione dai vertici dell’ENI. Il Presidente della Regione faccia sul serio la voce grossa, impegni invece il Governo Renzi a definire una nuova fase di politica industriale ed energetica  a cui la Sicilia può ancora contribuire per lo sviluppo e la competitività dell’intero Paese riqualificando le presenze di eccellenza nel sistema già consolidato da decenni nell’isola; missione realizzabile anche perché siamo di fronte ad una grande azienda (in cui il Tesoro, e quindi lo Stato, è azionista di maggioranza) che snatura la sua funzione sociale, scaricando le difficoltà sul territorio e i lavoratori dopo decenni di ristrutturazione continua.

In gioco c’è il futuro della residuale presenza di grande industria in Sicilia, non solo a Gela, dove si rischia una nuova Termini Imerese.

A rischio, c’è anche la credibilità di un modello nuovo di governance delle relazioni industriali, avviata con il Protocollo D’intesa del luglio 2012 in Prefettura.

Convertire la raffineria in deposito di greggio per la logistica, non garantirà i livelli occupazionali, mortificando le prospettive industriali innovative che quell’accordo aveva sancito.

Il sindacato per primo, ha dimostrato senso di responsabilità di fronte alla prospettiva ed all’impegno di attivare nuove produzioni. L’impegno sottoscritto da ENI ad investire 700 milioni  nella Raffineria di Gela, puntando sulla produzione di gasolio, coincideva con la riduzione del personale, ma pianificava anche la gestione dell’indotto, in un sito all’avanguardia, moderno ed economicamente vantaggioso.

Questo dimostra che non siamo il sindacato dello status quo, che chiede di mantenere in vita industrie in perdita. E’ vero il contrario. Abbiamo fatto la nostra parte, a condizione che si investisse in un futuro industriale di lungo periodo. Siamo consapevoli che la Sicilia ha bisogno di investimenti produttivi e di eccellenza nel sistema industriale nazionale e mondiale.

Troppo facile, oggi, dire che vanno eliminati i rami secchi come la raffinazione, puntando sul business dell’estrazione preferendo il business dell’intermediazione commerciale e finanziaria.

Una scelta strategica del genere rappresenta un tradimento all’intera comunità siciliana che da Mattei in poi ha dato molto di più di quanto ha ricevuto, allo sviluppo ed affermazione della principale azienda nazionale di idrocarburi.

Dopo l’accordo tra Raffineria di Gela e sindacato di categoria, pur senza investimenti, lo stabilimento, aveva quasi raggiunto l’equilibrio economico finanziario, prima dell’ incendio che recentemente ha causato la fermata della Linea 1.

Il Governo Nazionale non può abbandonare ed umiliare Gela e la Sicilia, deve intervenire per sviluppare gli investimenti necessari a salvaguardia dell’intera filiera: perforazione, estrazione, raffinazione e commercializzazione  confermando un investimento in innovazione,  per raggiungere gli obiettivi di equilibrio economico finanziario.

L’Eni al contrario, intende investire all’estero per l’estrazione di idrocarburi, nonostante il pericolo dell’instabilità dei governi, come dimostrano i casi di Iraq, Libia, Algeria, dove diverse centinaia di  lavoratori sono dovuti rientrare in Italia, vanificando importanti investimenti fatti all’estero.

Dobbiamo invece rendere conveniente l’attività di estrazione in Sicilia.

Le autorizzazioni all’estrazione di idrocarburi non servano solo al profitto delle aziende, e delle Royalties,  ma a potenziare l’intera filiera.

Il sistema siciliano è un sistema con quattro raffinerie, di Augusta,  Priolo, Gela e Milazzo. Se tutte queste società decidono di andare via, con la stessa logica e convenienza perchè non vogliono investire sulla raffinazione, significa che l’economia industriale siciliana fallisce, lasciando un deserto economico ed un disastro sociale ed ambientale insopportabile. La Sicilia non può rischiare di pagare tutto questo, dopo che per oltre mezzo secolo si è sacrificato e vincolato il nostro territorio alle esigenze nazionali di produzione del fabbisogno energetico.

Non si ripetano le approssimazioni e leggerezze politiche già vissute nella fuga della Fiat dalla Sicilia. Abbiamo un peso e valore sociale e produttivo da far valere dinnanzi al Governo ed ai ricchi tecnocrati dell’ENI. La reazione sociale e di mobilitazione sarà durissima ed ampia. Ma immediata, seria e responsabile deve essere la presenza e l’intervento dei Governi Nazionali e Regionali ad orientare le necessarie politiche di investimento industriale nell’area di Gela.

 Segretario Generale Cisl Sicilia                                                                                                  Segretario Generale Cisl Ag Cl En                                              Maurizio Bernava                                                                                                                              Emanuele Gallo