Salute

Confindustria: allarme Sud, bruciati 47,7 miliardi di Pil. Nel Mezzogiorno 600mila posti persi, 2 giovani su 3 disoccupati

Redazione

Confindustria: allarme Sud, bruciati 47,7 miliardi di Pil. Nel Mezzogiorno 600mila posti persi, 2 giovani su 3 disoccupati

Sab, 26/07/2014 - 11:52

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lavoroUltimo appello per il Sud, colpito dalla crisi con “effetti durissimi”; Confindustria rilancia l’allarme Mezzogiorno con una “fotografia” durissima dei danni dal 2007 ad oggi: 47,7 miliardi di Pil bruciati, quasi 32mila imprese in meno, oltre 600mila posti di lavoro persi, 114mila persone in cassa integrazione, quasi due giovani su tre disoccupati. Nel 2013 è stato toccato “il punto più basso” di una lunga crisi, ed “i primi mesi del 2014 confermano purtroppo questa tendenza negativa”. Anche se non mancano “timidi segnali di vitalità” che sono ora da sostenere, da “amplificare”: serve – è il pressing degli industriali – “un robusto intervento” su due linee: riforme istituzionali e strutturali (dal fisco a energia, semplificazione, tempi di pagamento della P.a.) ed “una politica economica chiaramente orientata allo sviluppo”.

Se per via dell’Astronomia è “paradossale” il calo registrato negli investimenti pubblici (5 miliardi in meno tra 2009 e 2013, con un arretramento ai valori del 1996), in una area dove al contrario serve “una azione pubblica decisamente anticiclica, ora non si possono più fare passi falsi, a partire dalla “partita decisiva” delle risorse per la coesione europee e nazionali: vanno impiegate in modo “pieno ed efficace”, così si potrebbero “mobilitare per il Mezzogiorno oltre 14 miliardi di euro l’anno per i prossimi 9 anni”. Dati del “Check Up Mezzogiorno” elaborato da Confindustria e SRM-Studi e Ricerche per il Mezzogiorno (Intesa Sanpaolo): l’indice che sintetizza in un solo numero l’analisi dello Stato di salute dell’economia meridionale è sceso ancora, nel 2013, “al di sotto del minimo registrato nel 2009”, depresso soprattutto dal dato degli investimenti pubblici e privati: 28 miliardi in meno tra 2007 e 2013, un crollo del 34%.

Tra i segnali “timidamente” positivi c’è l’andamento in controtendenza dell’export, che è l’unica variabile con il segno più (+2,4%) nel 2013 rispetto a inizio crisi, 2007. Ma è un recupero che tra lo scorso anno ed i primi mesi del 2014 “sembra essersi fermato, o meglio differenziato”: meno idrocarburi, l’acciaio “oscilla”, si rafforzano aeronautico/automotive, meccanica, gomma e plastica, agroalimentare, poli produttivi e distretti. Nel confronto tra il 2013 e l’anno prima, invece, compare il segno più anche per il numero di società di capitali (+3,2%), delle imprese aderenti a contratti di rete (oltre 1.600), e delle nuove imprese guidate da giovani (50mila in un anno). Ed in alcune regioni “tornano a crescere i turisti stranieri”. (Fonte ANSA)