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Mussomeli, scoppia il caso all’arciconfraternita della Madrice. Confrate ammonito, ed una fronda attacca il direttivo

Redazione

Mussomeli, scoppia il caso all’arciconfraternita della Madrice. Confrate ammonito, ed una fronda attacca il direttivo

Dom, 13/04/2014 - 18:37

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arciconfraternita Madrice MussomeliMUSSOMELI- Nel giorno dell’inizio della Settimana Santa, segnate dall’arrivo alla Madrice del vescovo Russotto, un terremoto sembra minare le fondamenta dell’Arciconfraternita del SS. Sacramento. Una frangia, per il momento composta da 17 confrati, ha oramai preso le distanze dal consiglio direttivo. Una rottura causata dalla scelta, dei vertici del sodalizio, di ammonire un confrate: l’ex superiore Biagio Sedita. Una censura ufficiale che è bastata a provocare un vero e proprio caso diplomatico interno. Come detto, in difesa di Sedita, si è venuto a creare un fronte composto da 17 confrati, il cui pensiero è racchiuso in una lettera inviata al direttivo. “L’ammonizione di Sedita- accusano- è immotivata ed al tempo stesso spropositata. Nella sostanza non si capisce di quali colpe egli si sia macchiato. Non risulta nemmeno che sia stato convocato dal Consiglio direttivo per fornire chiarimenti sui fatti ascrittigli. Inoltre risulta che nemmeno il cappellano, don Genco, sia stato convocato nella riunione in cui si è preso il provvedimento”. A parte la sostanza della punizione, si accusano i dirigenti del sodalizio per la forma usata. “Oltre alla palese violazione della privacy, si è provveduto ad affiggere al pubblico ludibrio una missiva di ammonizione, celandola subdolamente come una semplice raccomandazione prima che fosse consegnata all’interessato. Non si capiscono poi le raccomandazioni estese a tutti i confrati. Ma se si tratta di un’ammonizione ad personam che senso ha raccomandare a tutti un fatto che dovrebbe essere solo specifico? Non vogliamo essere maligni, ma in giro c’è chi pensa si trattino di velate minacce verso tutti i confrati che non si allineano al pensiero dell’attuale dirigenza”. Dirigenza che ha messo in discussione la missiva, parlando di “firme illeggibili” a sostegno del documento, e chiudendo di fatto alla richiesta di ritirare l’ammonizione: “Siamo aperti al dialogo ma non al compromesso”.

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