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“La porno-politica ora tocca alla sinistra” di Pierangelo Buttafuoco

Redazione

“La porno-politica ora tocca alla sinistra” di Pierangelo Buttafuoco

Dom, 02/02/2014 - 10:54

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Nicole_MinettiL’ultimo grido di dolore della virtù fu quello di una buttana: “Adesso anche le mogli fanno i pompini!”. Era il 20 febbraio 1958 e in forza della legge Merlin venivano chiusi i casini nel territorio italiano. Fu Indro Montanelli a raccogliere dalla viva voce di Wanda quello sconforto. Le prostitute erano rassegnate alla concorrenza delle ragazze da marito, ormai addestrate e disinibite, pronte alla bisogna e risulta perciò fuori tempo – perfino tenera – la denuncia di Michela Marzano appena ieri, su Repubblica: “Noi, insultate a Montecitorio. Basta con la violenza nei confronti delle donne”.

Tutto è nel dettaglio, Marzano (che è anche deputato) è filosofa, insegna agli allievi cosa sia lo hate speech (l’incitamento all’odio) e, nel riferire quanto è successo in una giornata di insulti, è costretta a digitare per intero una frase. Ed è precisamente quella che a proposito di “pompino” un grillino ha rivolto a lei e ad altre sue colleghe del Pd, una delle quali, l’assai spiritosa Giuditta Pini, ha ben saputo ribaltare: “Ho preso oltre settemila preferenze, mi fa ancora male la mandibola…”. Così si legge in una cronaca live di Mattia Feltri sulla Stampa e tutto, a questo punto, è nel dettaglio.

I confini semantici tra lupanare e agorà parlamentare – in tema di hate speech, giusto per gradire – si sono sovrapposti ma la faccenda è vecchia. Gli stessi insulti sessisti venivano riservati ai giovani dirigenti del Partito radicale, considerato come l’unica setta laica in cui vigeva lo ius primae noctis; la stagione leghista, all’insegna del celodurismo, al grido di “bonassa!”, inseguiva la formidabile bellezza di Margherita Boniver, dirigente del Psi, e se oggi le ragazze da marito – belle e in gamba come Alessandra Moretti, democratiche per di più – prendono il posto delle olgettine nel teatro delle ingiurie è un fatto su cui dobbiamo fare i conti perché questa del dar delle “pompinare” è la stessa furia sessista di appena l’altroieri, arroventata oggi su altre grazie, altrettanto graziose.

Non ieri, ma l’altroieri. Quando appunto Mara Carfagna, ministro della Repubblica, sottoposta all’aggressione in ragione del suo essere sexy, musa dell’immaginario berlusconiano qual è, veniva invitata a “stringere i denti”. Tutti, sognando l’evirazione del Cav.-Priapo, ridevano alle battute di Sabina Guzzanti. E tutti – su quel dettaglio – esercitavano la propria dose di voyeurismo gustandosi la sfilata delle Bunga-girl lungo i corridoi del tribunale di Milano, leccandosi i baffi davanti alla tivù, fino all’inimmaginabile: nientemeno che l’orgia lesbo in zona tavernetta. Così nel racconto di Michelle Bonev, ospite di “Servizio pubblico”, con Michele Santoro – padrone di casa – compreso nel ruolo di colui che, mettendo le mutande al porco, redime “la bottana socialdemocratica”.

E qui lo hate speech cade a fagiolo, altro che, perché la mistica del “corpo delle donne” vale per l’una – sia essa Nicole Minetti – come per le altre. Urge per chi si spara il botox sul labbro quanto per chi mette il cerchietto tra i capelli, altrimenti tutta questa odiosa minettizzazione della Marzano – per vox grillina – nell’ovvia solidarietà, rischia di non trovare alcun contravveleno perché il “quando?” di “se non ora, quando?” è già bello che passato.

Tutto il venire meno di “educazione e rispetto” denunciato da Marzano è venuto meno quando l’ideologicamente corretto stabiliva la scala valoriale A) e B) laddove serie A erano le ragazze per bene dell’Italia eticamente adulta (quella del Palasharp, col minorenne di Libertà e Giustizia sul palco) mentre serie B di Buttane erano le ragazze perdute del berlusconismo.

La femmina, dunque – sempre per vox grillina – è diventata malafemmina non solo per un incontrollato contrappasso ma per via di un’invisibile smania moralista con cui la sinistra ha svenduto la propria ragione sociale, libertaria perfino, femminista infine. Ma intanto c’è questo sessismo e, con questo, il dettaglio. Con tutto quel che ne consegue in gioco di eventi. A dare la solidarietà alla Marzano, alla Moretti e al faccino “pulito” di Maria Elena Boschi saranno le olgettine. E a questo punto sarà vera quella che viene spacciata per leggenda. A dettare il copione ai grillini, a Beppe Grillo stesso, a Gianroberto Casaleggio, non possono essere che Carlo Freccero e Antonio Ricci. Una situazione così situazionista, pronta alla bisogna, neppure Guy Debord avrebbe potuto architettarla. D’altronde, si sa, Karl Marx non riuscì a immaginare mai la rivoluzione proletaria a Mosca. Vuol dire che se Bauhaus sarà, sarà fatta a Montecitorio.

Per dirla con Augusto Del Noce, in tema di tabù e sesso, doveva essere la chiesa a crollare non certo la sinistra che ancora qualche giorno fa, sulle tracce della stanza 114 di un albergo, cercava di raggranellare crediti elettorali perlustrando le lenzuola di un politico di provincia, in Abruzzo.
Doveva essere la destra a stampigliare pecette nere su tette e culi, non certo la sinistra che sembra essersela cercata come Nino Manfredi in “Vedo nudo” quando, matto tutto di sesso matto, pazzo di frenesia con quel po’ di occhiali coi vetri a raggi X, perfetti per guardare le donne e vederle in sottana, a furia di fare giro, giro, giro intorno a se stesso, si ritrovava a fotografare un solo culo, il proprio, e far trottola di se stesso. Con tanto di grido di dolore: “Peggio che con una moglie. Costretto a fare sesso con se stesso”. (www.ilfoglio.it)

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