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L’atroce racconto dell’anziana rapinata da due balordi: “Muta se no t’ammazzo”

Donatello Polizzi

L’atroce racconto dell’anziana rapinata da due balordi: “Muta se no t’ammazzo”

Mer, 15/05/2013 - 09:40

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CALTANISSETTA – Un racconto di ordinaria follia: una miscela agghiacciante di violenza e paura. Questa è la testimonianza della donna anziana, 80 anni, che è stata picchiata e rapinata nel capoluogo nisseno, nella propria abitazione in via Fra Giarratana, lo scorso 8 maggio, quando ricorreva la festa del Patrono di Caltanissetta, San Michele. Ieri sono stati assicurati alla giustizia i due balordi autori del riprovevole crimine, i pluripregiudicati Manaue Sagona, 24 anni, ed Marco Alfieri, 27 anni.

La vittima quando ha ricevuto la visita degli operatori della Sezione reati contro il Patrimonio e Delitti contro la Pubblica Amministrazione, ha ripercorso con coraggio e paura i dolenti attimi della rapina. La donna, in lacrime, ha ricostruito, con dovizia di particolari, le fasi salienti del crimine e rassicurata dagli agenti non ha esitato a sporgere denuncia contro i suoi aguzzini e a riconoscerli tramite fotografia.

Ecco il resoconto di quel pomeriggio di terrore. La signora, che poco prima aveva ricevuto la visita di un condomino, dopo aver sentito bussare alla porta pensando che fosse ancora quest’ultimo, apriva la porta senza guardare preventivamente nello spioncino.  Appena aperta la porta, la donna era aggredita da due giovani che si appostavano chini dinanzi l’uscio e che dopo l’ingresso nell’abitazione, la afferravano, uno per le gambe e l’altro per le ascelle, la sollevavano da terra, mettendola su di una cassapanca che si trovava nell’ingresso. Mentre uno dei due la immobilizzava, con una mano sulla bocca e sul naso, impedendole di respirare, l’altro entrava nelle stanze adoperandosi nella ricerca delle cose da trafugare. La malcapitata anziana riusciva a far capire al giovane che la teneva immobilizzata che non poteva respirare, ottenendo, poco prima di svenire per la mancanza di aria, che il malvivente le liberasse il naso, continuando comunque a tenerle la mano sulla bocca e dicendole testualmente: “statti muta e nun mi taliari se no t’ammazzo” (statti zitta e non mi guardare altrimenti ti ammazzo).

Il sequestratore incitava il suo complice a sbrigarsi dicendogli “allibbertati” (sbrigati). La donna in preda alle lacrime, tentava di divincolarsi e implorava il malvivente di non farle del male, ma lo stesso imprecava volgarmente contro l’anziana dicendole: “nun mi rumpiri a minchia e statti muta se no t’ammazzu” (non mi rompere la minchia e statti zitta altrimenti ti ammazzo).  Il delinquente, le strappava con inusitata violenza la fede nuziale dal dito e dopo le strappava selvaggiamente anche un bracciale che la donna portava al braccio sinistro, provocandole delle contusioni, con ematomi molto estesi. L’altro criminale rovistava nelle stanze, trafugava dall’interno di una borsa, una somma di denaro pari a poco più di trecento euro.  Dalla stanza da letto erano depredati, da un comò, cinque orologi femminili, di cui due in oro e tre di poco valore, oltre ad oggetti di bigiotteria varia. Per pochi secondi il giovane che teneva immobilizzata la signora, si distraeva allentando la pressione della mano sulla bocca, e lei lo implorava di lasciarla andare e del perché di tanto accanimento. Il giovinastro, non esitava a rincarare la dose: “Muta se no t’amazzu u fazzu c’aiu famiglia” (zitta altrimenti ti ammazzo, lo faccio che ho famiglia) e ritornava ad azzittirla con la mano sulla bocca.  Al termine del raid criminale, i due si davano alla fuga perché spaventati da alcuni rumori provenienti dall’esterno; la signora, riusciva a riprendersi, dava l’allarme al 113 e dopo chiamava un familiare che richiedeva l’intervento dell’ambulanza.

Dalla visione degli album fotografici specifici dei malavitosi locali, i due arrestati sono stati riconosciuti dalla vittima dando il via all’immediato iter investigativo – giudiziario, che si è brillantemente concluso con la cattura dei due criminali.

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