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Monito dell’Arciprete della città: “La chiesa Madre ha bisogno di urgenti lavori di restauro”

Redazione

Monito dell’Arciprete della città: “La chiesa Madre ha bisogno di urgenti lavori di restauro”

Lun, 01/04/2013 - 08:07

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SAN CATALDO – Nella serata del venerdì santo, l’Arciprete di San Cataldo, alla presenza dell’intera cittadinanza che portava al termine la tradizionale e partecipata processione del Cristo morto dal Calvario in Chiesa Madre, ha espresso la sua esortazione per i lavori urgenti di restauro che l’antico e maestoso tempio cittadino – che conta più di tre secoli di storia – necessità. L’Arciprete ha invitato la popolazione sancataldese ad «amare la Chiesa Madre», ed è un invito rivolto soprattutto alle istituzioni, ma anche ai singoli cittadini, affinchè si mobilitino con tutte le forze possibili, perchè si contribuisca ad iniziare subito gli urgenti lavori di restauro che il Duomo sancataldese necessita. Si tratta di una ristrutturazione esterna ma anche soprattutto interna. Prima delle festività della Settimana Santa, i Vigili del fuoco di Caltanissetta sono dovuti intervenire, chiamati prontamente dall’Arciprete Biancheri, per mettere in sicurezza la facciata del Duomo, e successivamente gli operai hanno sistemato delle impalcature che attualmente sono montate e che purtroppo nascondono la bellezza della secolare facciata di pietra da taglio.

Don Biagio Biancheri, si è rivolto con queste parole, la sera del venerdì santo all’intera città riunita in Madrice: «L’appello è quello di amare la Chiesa Madre. Bisogna collaborare perché la Chiesa Madre ha bisogno di un urgente restauro, sia esterno nella facciata, che interno. La Madrice è la Chiesa più antica della città ed è immagine della nostra comunità, espressione della vita della collettività sancataldese. Tutti qui siamo nati e, per un verso o per l’altro ci ritroviamo sempre in questa Chiesa, sia per le vicende lieti che tristi della nostra vita comunitaria. L’invito che rivolgo alle autorità ed anche al popolo di Dio è quello di collaborare insieme. Ognuno possa contribuire con ciò che può dare. Il Signore benedica, illumini e sorregga ogni iniziativa e progetto. Approfitto per tendere la mano a nome della comunità tutta della Chiesa Madre per gli innumerevoli bisogni che, soprattutto data la crisi che attraversiamo, diventano sempre più impellenti. Abbiamo restaurato i portali della Chiesa e ciò ha richiesto sacrifici considerevoli, che abbiamo affrontato con fiducia nella divina Provvidenza che si manifesta anche nella bontà dei fedeli. E’, infatti, consuetudine che risale agli apostoli ed alla Chiesa primitiva contribuire alle necessità della Chiesa secondo i tempi e le usanze. San Paolo ci ricorda che “vi è più gioia nel dare che nel ricevere”. Dalla Madrice tutti abbiamo ricevuto e tutti ad essa in qualche modo facciamo riferimento».

Quello dell’Arciprete è stato un accorato e sentito appello, affinchè si possano immediatamente progettare degli interventi di rifacimento della Chiesa Madre. Ancora non si parla di costi di eventuali lavori di restauro, visto la recente esortazione dell’Arciprete, ma presto, si avranno delle informazioni più dettagliate. Di questo tempio, si hanno già notizie dal 1632, grazie a una bolla vescovile della Curia agrigentina. Un importantissimo lavoro di restauro che la storia racconta, risale al 1695 quando crollò il transetto destro della Chiesa, che interessò la cappella del Patrono San Cataldo e del Protettore il  Ss.mo Crocifisso, quì la Chiesa Madre si ricostruì ex novo così come oggi appare. Fu inaugurata il 9 maggio del 1739 con il rito della dedicazione per le mani del Vescovo di Catania Pietro Galletti, fratello del Principe Galletti, barone di San Cataldo. Un evento doloroso che interessò la Madrice fu quello dell’aprile del 1965, quando un decreto impose la chiusura del Duomo a causa di instabilità delle strutture portanti. La Chiesa Madre riaprì al culto dopo tanti anni, nel Natale del 1979. Attualmente riposano in Madrice i resti mortali della venerabile Marianna  Amico Roxas, dell’Arcivescovo Cataldo Naro e del Nunzio Apostolico Alberto  Vassallo.

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