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“Appassiscono” i fiori d’arancio. Tribunale Ecclesiastico Siciliano: 267 cause di nullità nel 2012

Donatello Polizzi

“Appassiscono” i fiori d’arancio. Tribunale Ecclesiastico Siciliano: 267 cause di nullità nel 2012

Ven, 15/02/2013 - 10:37

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PALERMO – Non è più tempo di fiori d’arancio. Dinanzi al Tribunale ecclesiastico sono pendenti 837 cause di nullità e di queste, 267 si sono aggiunte nel 2012. Il presidente del tribunale don Vincenzo Murgano ha dichiarato: “Questi numeri riflettono la fragilità della realtà di oggi, dei giovani. Una società sempre più liquida che snatura i valori. E al matrimonio si arriva con leggerezza. E poi si cerca di correre ai ripari. Questo non significa che le coppie si sposano non conoscendosi, anzi, nei casi che abbiamo analizzato spesso più, lungo è stato il fidanzamento e più breve è risultato il matrimonio. E’ la mancanza d’impegno che spiazza dopo il sì. Matrimonio significa accettare, vivere e sopportare. Ma nessuno è disposto più a soffrire un po’ per la felicità. E si cede alla prima difficoltà. Centosessantasette istanze riguardano il motivo di “Esclusione d’indissolubilità” o di “Esclusione della prole”: non si ha chiaro l’impegno che si sta affrontando, si ha paura del concetto di “per sempre”.

Questi i dati che emergono dalla relazione illustrata nel corso dell’inaugurazione dell’Anno Giudiziario 2013 del Tribunale Ecclesiale Regionale Siculo che si è svolta nell’Aula Magna della Pontificia Facoltà Teologica a Palermo, in occasione dell’incontro dei vescovi delle 18 diocesi di Sicilia, per l’apertura della sessione invernale della Conferenza episcopale siciliana.

I dati offrono uno spaccato del rapporto di coppia nei tempi moderni. “Sette coppie sposate da 3 mesi hanno presentato l’istanza di annullamento, 12 erano sposate da 6 mesi, ben 39 da appena 1 anno, 53 da 2 anni e 28 da 3 anni. Numeri che fanno riflettere e che stupiscono guardando anche le coppie sposate da 25 anni  –  ben 5  –  che hanno presentato domanda in quest’ultimo anno. La dichiarazione di nullità stabilisce che nel momento del matrimonio non c’erano i presupposti per sposarsi  –  spiega il sacerdote  –  Certe volte i giovani non conoscono neanche se stessi e non utilizzano il fidanzamento per conoscersi davvero. I fidanzati dovrebbero essere accompagnati in un percorso di formazione al matrimonio”.