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Concorso esterno in associazione mafiosa, la sentenza: assolto l’ex ministro Saverio Romano

Redazione

Concorso esterno in associazione mafiosa, la sentenza: assolto l’ex ministro Saverio Romano

Mar, 17/07/2012 - 20:06

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PALERMO – L’ex ministro delle Politiche agricole e leader del Pid, Saverio Romano, e’ stato assolto dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. La sentenza e’ stata emessa dal Gup di Palermo, Fernando Sestito, che ha processato Romano con il rito abbreviato. Il Gup ha applicato la formula del secondo comma dell’articolo 530 del codice di procedura penale, che prevede l’assoluzione quando la prova manca, e’ incerta o contraddittoria. La Procura aveva chiesto la condanna di Romano a 8 anni.

Romano non era in aula al momento della lettura della sentenza. Sono passati nove anni da quando la Procura aveva avviato indagini sull’uomo politico. Il pubblico ministero Nino Di Matteo, nella requisitoria che aveva concluso sollecitando la condanna a otto anni, aveva definito Romano “pienamente intraneo” a Cosa Nostra, nel senso che l’ex ministro delle Politiche agricole avrebbe manifestato una “sostanziale, riconosciuta vicinanza e disponibilita’ nei confronti della famiglie mafiose di Villabate e Belmonte Mezzagno”. Secondo l’accusa, rappresentata anche dal procuratore aggiunto Ignazio De Francisci, un vero e proprio “patto politico elettorale mafioso” avrebbe unito Romano ai clan mafiosi dei paesi dell’hinterland palermitano. L’accusa ha battuto a lungo sulla frase pronunciata a una cena a Campo de’ Fiori, a Roma, dove l’imputato avrebbe minacciato l’ex presidente del consiglio comunale di Villabate Francesco Campanella: “Siamo della stessa famiglia, scendi a Villabate e ti informi. Mi dovrai votare anche tu”. “Si tratta –aveva sostenuto Di Matteo- del significato importante, incisivo e decisivo, che spiega l’esistenza di questo patto. Saverio Romano non e’ leggero come Toto’ Cuffaro, che nel rapporto con i suoi amici era meno accorto. Quella frase non e’ dunque frutto di una leggerezza o di una millanteria, e’ una vera confessione stragiudiziale”.  Gli avvocati di Romano, Franco Inzerillo e Raffaele Bonsignore, avevano contestato le tesi accusatorie sostenendo che “la vita di Romano e’ stata rivoltata come un calzino ma non e’ stato trovato nulla”. I legali hanno accolto con soddisfazione la sentenza, e hanno sottolineato come nel nostro ordinamento non esista piu’ la formula dubitativa e che quella usata dal Gip ricorre quando la prova non e’ certa o non esiste. “Nove anni per stabilire se una persona sia estranea alla vicende di cui e’ accusata sono un fatto di civilta’ giuridica sul quale lascio le riflessioni all’opinione pubblica”, ha affermato l’avvocato Bonsignore.

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