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Blocchi e le “proteste senza proposte”, l’analisi di un lettore

Redazione

Blocchi e le “proteste senza proposte”, l’analisi di un lettore

Lun, 23/01/2012 - 00:33

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CALTANISSETTA – La protesta è finita, o quasi, il disagio si è sentito parecchio, quindi si dovrebbe affermare che lo sciopero ha funzionato. Lo scopo di questo genere di proteste è quello di creare disagio nella popolazione, vittima anch’essa delle ragioni che hanno stimolato lo sciopero; così la popolazione si ritrova a pagare pegno due volte: una per la situazione generale dell’economia e l’altra per la situazione particolare della protesta.

Nulla da eccepire sulla liceità di una protesta, ma sarebbe più accettabile se la protesta si coniugasse con la proposta. Tutto quello che mi è capitato di sentire riguarda il costo dei carburanti, per cui viene richiesta una detassazione. Troppo poco per motivare il blocco di una intera regione.

L’impressione che ne ricavo è una sottintesa accettazione di una ipotesi di governo facilone, che conceda ad alcuni sconti, regalie, facilitazioni, e ad altri scudi fiscali, condoni, sanatorie e cecità sulle evasioni fiscali.

Ma un governo così lo abbiamo già avuto negli ultimi otto anni con il risultato di avere esaltato i termini dell’attuale crisi negandone la gravità. Vogliamo tornare a quella gestione sciagurata che ha favorito le classi opulente dell’alta borghesia, penalizzando le altre classi, media, piccola borghesia e classe operaia che dallo stato di benessere diffuso è transitata verso condizioni neppure immaginate.

Allora servirebbero ben altre proposte, in grado di modificare strutturalmente le condizioni della regione, dell’economia, del lavoro, dei rapporti interclassisti che devono interrompere lo stato di costante conflittualità. Le proposte sentire in questi giorni non sono altro che pannicelli caldi per curare un tumore aggressivo; la terapia non può che essere radicale, invasiva, risolutoria: occorre sradicare l’origine del male e non tentare di curarne gli effetti più appariscenti.

In una nota come questa non si può dettagliare una ipotesi di proposta nei minimi particolari, ma un’idea va lanciata, per passare poi alla sua formulazione.

La Sicilia è stata terra di conquista, economica e politica; serbatoio di consumi e di consensi elettorali;è stata tenuta sotto scopa in questa situazione, perché faceva comodo ai politici, anche a quelli regionali che avrebbero dovuto tessere misure tali da esorcizzare lo stato di dipendenza dentro la quale si rischia il peggio.

Vedrei la realizzazione di una “camera di compensazione” in grado di gestire il commercio regionale sia in entrata che in uscita. Lo scopo sarebbe quello di pagare la merce che entra in Sicilia, (molto spesso in concorrenza con prodotti locali), sia dall’Italia che dall’estero, con altr’e tanta merce di produzione regionale. Se entra un miliardo di euro in polli, parmigiano, grana, salumi, acqua minerale, e altro, dalla Sicilia deve uscire pari importo in prodotti regionali. Sarà compito dei commercialisti elaborare il metodo e renderlo applicabile. Ciò incrementerebbe il lavoro, la produzione e, quindi l’economia; intanto dovremmo imparare a consumare prodotti regionali.

Rosario Amico Roxas