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A cosa servono le Province (o meglio: a cosa potrebbero servire)

Redazione

A cosa servono le Province (o meglio: a cosa potrebbero servire)

Dom, 14/08/2011 - 20:52

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La mappa del taglio delle Province

CALTANISSETTA – A quanto pare la manovra lacrime e sangue, confezionata dal governo Berlusconi-Tremonti e finalizzata al raggiungimento dell’agognato pareggio di bilancio, passa dal taglio dei costi della politica. Tra i tagli previsti, la cancellazione di una trentina di Province. Tra queste, in Sicilia, sarebbero state individuate la Provincia Regionale di Caltanissetta e la Provincia Regionale di Enna. Altro che Provincia del Golfo (Gela), dunque, in aggiunta alle esistenti! Qui si intende sciogliere, accorpare.  Vedremo.

Ad ogni modo, in un contesto sempre più confuso e incerto, una cosa è sicura: si è smarrita quasi del tutto la consapevolezza del ruolo delle istituzioni. Credo sia utile ricordare  alcune cose fondamentali. Dopo la riforma del 1990, con la legge 142 alle Province è stato assegnato un ruolo importante: la pianificazione territoriale. Esistono molti problemi di organizzazione delle città e dei territori che non possono essere risolti dalla pianificazione comunale. Questioni come la mobilità e le relative infrastrutture (essenziali per le pendolarità casa-lavoro, casa-scuola e casa-servizi), la localizzazione delle attrezzature e degli impianti che servono più comuni, la gestione dei rifiuti, la tutela delle acque e delle altre risorse del territorio, la programmazione dell’edilizia sociale. Tutto ciò richiede una pianificazione “d’area vasta”.  Dopo numerosi tentativi di costituire nuove “autorità” cui affidare questo ruolo, si scelse di individuarle nelle Province: ente elettivo di primo grado, già presente nella storia d’Italia come emanazione del potere centrale, reso democratico e legato al territorio dalla Costituzione.
Sciogliere le Province significherebbe rinunciare al ruolo pubblico di programmazione delle trasformazioni territoriali e abbandonarlo nelle mani del mercato e dei poteri forti privati. Accrescerebbe quindi il disordine, il disagio degli abitanti, lo sprawl e il consumo di suolo, la devastazione delle risorse essenziali che già caratterizzano pesantemente ampie zone del nostro Paese. Allontanerebbe ulteriormente l’Italia dal resto dell’Europa, dove alla pianificazione d’area vasta si sta tentando di attribuire un’efficacia ancora maggiore.

Altro discorso, però, è il ruolo effettivamente svolto dalla Province: sempre più spesso gestite da un ceto politico impreparato e squalificato, capace soltanto di alimentare clientele e favoritismi. Piccoli interessi di bottega. Insomma, una pratica politica “provinciale”, assolutamente priva di cultura statale ed europea. Ma questo è un altro discorso – appunto.   

Leandro Janni