Salute

Legambiente Caltanissetta:”I fiumi dell’orrore”

Redazione

Legambiente Caltanissetta:”I fiumi dell’orrore”

Sab, 30/07/2011 - 15:06

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CALTANISSETTA – Al giorno d’oggi, osservare acque fluviali non inquinate e popolate da girini, è diventata una assoluta rarità. Lo stato di salute delle acque correnti superficiali, generalmente, peggiora risalendo dai corsi d’acqua più
grandi fino ad arrivare ai piccoli valloni che drenano gli agglomerati urbani. Tale evidenza è dovuta al fatto che avvicinandosi alle zone urbanizzate aumenta il carico inquinante e contestualmente diminuisce la potenza depurativa “naturale” dei torrenti. L’inospitalità di questi ambienti, è causata anche dal generalizzato malfunzionamento dei depuratori comunali, che crediamo dovrebbero essere oggetto di maggiori indagini da parte della magistratura.  La nostra associazione, monitora costantemente lo stato dei fiumi con le campagne di “Goletta Verde” e “Operazione Fiumi”, che annualmente restituiscono l’immagine di un paese distratto,
 che sembra essersi rassegnato alla perdita della biodiversità, che sembra avere perso la memoria di come erano in passato i nostri torrenti ed i nostri fiumi.

Ma nessun cittadino, neanche il più “asettico”, avrebbe tollerato lo spettacolo al quale abbiamo assistito  giovedì 28 Luglio 2011, in prossimità della confluenza tra i Fiumi Gallo d’Oro e Platani: sul tratto del fiume Platani sottostante il viadotto dello scorrimento veloce PA-AG, nelle vicinanze dell’uscita per Milena, la vista di un centinaio di pesci morti (trasportati dalla corrente del Fiume Platani per oltre 500 metri), ed un insopportabile odore di morte travolgevano i sensi degli attoniti presenti.

Dalla ricognizione effettuata dai volontari di Legambiente Caltanissetta (Ivo Cigna, Massimo Arnone, Luigi Restuccia e Alessandro Giugno) e da una verifica con persone del luogo, è emerso che tale scenario si è già presentato in passato ed ha coinvolto anche testuggini ed altre specie acquatiche.

La più probabile causa scatenante è da ricercare nella spregiudicatezza di chi, per pescare anguille, usa stordirle riversando sostanze tossiche nelle acque più stagnanti dell’alveo. Questo “ingegnoso” metodo, sarebbe stato silenziosamente accettato dai più, per il quieto vivere generale. Ovviamente riteniamo inaccettabile un atteggiamento diverso dalla denuncia più ferma di tali pratiche che, oltre a ledere gli equilibri dell’ecosistema, mettono a serio rischio la salute dei cittadini.

Ci risulta che l’Ispettorato Forestale ha già avviato un indagine in tal senso: noi auspichiamo che le autorità competenti verifichino con sollecitudine le cause della moria di pesci, che diano comunicazione pubblica – anche a mezzo stampa – degli esiti delle indagini, e chiediamo che vengano anche pubblicizzate le iniziative di revenzione che vorranno mettere in atto.