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Convegno regionale Siap

Redazione

Convegno regionale Siap

Ven, 04/02/2011 - 17:12

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Le difficoltà in cui versano le forze dell’ordine, strette tra i tagli alle risorse economiche e la necessità di non abbassare la guardia nella lotta alla criminalità organizzata e alle infiltrazioni mafiose nella società civile, e l’impegno sempre forte di prestare fede al giuramento fatto al servizio dello Stato sono stati i cardini su cui si è articolato il settimo congresso regionale promosso nella sala conferenze di Villa Barile dalla segreteria regionale del Sindacato italiano appartenenti alla polizia.

Sul tema del convegno “Sicurezza e legalità: beni necessari per il contrasto alle mafie e ad ogni forma di illegalità” sono intervenuti il segretario generale nazionale della Siap Giuseppe Tiani, il segretario generale regionale Luigi Lombardo, il segretario regionale Gaetano Lombardo, il procuratore della DDA Nicolò Marino, il giudice Gianbattista Tona. Presenti anche diversi rappresentanti istituzionali e politici, dal questore Filippo Nicastro al prefetto Umberto Guidato al senatore Giuseppe Lumia.

Evidenziato nella relazione letta dal segretario regionale Lombardo come “per troppo tempo la gente ha considerato “sicure” le mani della mafia, affidandosi al boss di turno per la risoluzione di problemi di qualsiasi natura mentre quelli che stavano dall’altra parte, gli “sbirri”, sono stati relegati al ruolo di distruttori di patti sociali alternativi alla legalità, presenti dove lo Stato veniva percepito come assente”. Sottolineato anche come oggi si sia voltata finalmente pagina e il merito delle molte sfide vinte contro la mafia vada alle forze dell’ordine e alla società civile che le sostiene. Ma questo non è sufficiente perché – è stato precisato – “appare sconfortante aver dovuto organizzare una manifestazione a Palermo per protestare contro i tagli degli staordinari e degli arretrati agli investigatori della squadra mobile che avevano messo, poco tempo prima, le manette ai polsi di Bernardo Provenzano”.

“Il nostro lavoro – ha detto nel suo intervento il procuratore Marino – noi ce lo portiamo dentro ed è giusto che si lotti per l’impegno speso per la sicurezza dei cittadini. A noi magistrati lo Stato non da i soldi necessari per mandare gli investigatori e Gela e noi stiamo usando alcune delle norme della legge per potere continuare il nostro lavoro. Ma la gente non sa che ogni giorno dobbiamo misurarci con queste ed altre difficoltà. E allora perché continuiamo a farlo? Perché ci crediamo veramente”. Il procuratore della DDA nissena ha anche messo in guardia magistrati e rappresentanti delle Forze dell’ordine contro il rischio di “burocratizzazione” del loro ruolo.

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